Andrea aveva una borsa gialla sotto il banco, grande e di pelle. Poi è uscito da scuola e lo aspettava la ragazza e c’era il sole, e li ho incontrati al semaforo, lui la ragazza la borsa gialla, e mi ha visto sotto il casco e ci siamo fatti ciaociao con la mano. Rideva, e mi è venuto da ridere anch’io, o forse è solo che magari l’anno prossimo si iscrive a fisica.
Son cose.
Aspettavo GG sotto le scale del palazzo bello. Guardavo in su e la portinaia – nel palazzo bello c’è la portineria – si è ritirata indietro, col muso nell’angolo della porta, in modo da non essere vista, ché se ci vediamo solo un pezzo di mano e un ginocchio non conta.
Poi è entrata una signora, secondo me era un’avvocatessa o una roba del genere, con tutti quegli anni vai a lavorare solo se hai lo studio, no? e insomma è entrata ed ha marciato verso l’ascensore, sguardo dritto che non fa una piega.
Poi tre vecchiette, due molto ette e una media, tipo badante. Guarda c’è la posta. E una si è arrampicata fino alle cassette per tirar fuori una bolletta e la pubblicità del super, supersconti di primavera. E si sono consultate tra loro, scale o ascensore? Scale. Eroiche.
Poi uno giovane e scattante è sceso giù dal terzo piano, tic tac tic, e ha infilato il portone.
Ci fosse uno che ha detto buonasera.
Buona sera, LGO, ma soprattutto bentornata?! (what happened, if I may?)
Storie di scuola che volevo scrivere, poi non volevo scrivere più, e poi paturnie da stanchezza. Sono un po’ stufa
Ma grazie del bentornata 🙂